venerdì 23 novembre 2007

Sondaggio vietato ai maggiori di 11 anni!






Cari amici di Puzzolo, grazie a voi le diecimila copie del libro sono in esaurimento. Per la nuova edizione vorrei apportare dei cambiamenti... il primo è proprio l'immagine di Puzzolo, il cui vero nome come saprete è Ricciattolo, un incrocio tra un Riccio e uno Scoiattolo.
Ebbene, tocca a voi decidere se lasciare il vecchio Puzzolo (quello con la tuta rossa) o dare spazio al nuovo (quello con la tutta celeste). Ditemi quale preferite dei due e perchè. Se invece non vi sembra adatta nessuna delle due, suggeritemi come dovrebbe essere secondo voi l'immagine di Riccattolo. Sotto con i giudizi e siate severissimi...

domenica 18 novembre 2007

Facciamo un libro e convinciamo gli editori

Quanti di voi hanno pubblicato un romanzo senza rimetterci di tasca propria? Quanti poi sono stati distribuiti in tutta la penisola? Quanti, infine, hanno venduto al di fuori della cerchia di amici e parenti? Eppure il romanzo era bellissimo, ma se n’è accorto solo il piccolo editore che per pubblicarlo ha chiesto un sostanzioso contributo alle spese. Colpa dei grandi… che non leggono i nostri manoscritti e mandano avanti solo i raccomandati e i personaggi famosi. Invece di saltare al collo degli editori ho provato a guardare il problema cambiando il punto di osservazione. Sono andato a prendermi una laurea in Economia e ho inserito nel piano degli studi l’esame di Marketing, oltre alle varie gestioni d’impresa, amministrazione d’azienda ecc… e con le conoscenze acquisite mi sono calato nei panni di un editore. E mi è venuto lampante un quesito. Perché devo pubblicare un libro bellissimo che nessuno leggerà, a meno che non lo condisco con quintali di pubblicità (giornali, riviste, radio, televisione) senza avere uno straccio di garanzia che tutti i soldi spesi possano rientrare? Perché buttare i soldi dell’azienda o, quantomeno, rischiarli?
E va bene, direte voi! Ma almeno non pubblicare il “tronista” o “il reality-man” di turno.
Perché no, se dopo un’analisi accurata del mercato mi accorgo che una fetta di pubblico ha interesse ad approfondire la conoscenza del tronista? Ho già un pacchetto di clienti assicurato che abbassa il rischio d’impresa, rende l’investimento praticabile e il libro pubblicabile.
E a noi poveri scrittori di buon talento e scarsa fama cosa resta da fare? Sorridete, perché esistono ben due soluzioni percorribili:
1) ci iscriviamo alla prossima selezione del Grande Fratello… e dopo un anno bussiamo alla porta di qualsiasi editore…
2) creiamo la nostra fetta di mercato e rendiamo il nostro libro conveniente per l’azienda “Editore”.
Essendo troppo vecchio per il GF, io tenterei la seconda soluzione.
Mi metto qui in attesa del vostro arrivo… il tempo non mi manca perciò ragionateci con calma. Se dieci, cento, mille di voi decideranno di far parte di questo progetto, allora la fetta di mercato ce la siamo ritagliata. Scriviamo un libro a mille mani, facciamo leggere il blog e il numero di partecipanti ad un editore, se ognuno invita un amico a partecipare il numero crescerà in maniera smisurata. Invece di chiedere i diritti d’autore, ma soprattutto invece di dare soldi all’editore per la pubblicazione, ognuno di noi va in libreria e compra una copia per se stesso, altre per fare regali agli amici e ai parenti, invita tutti i conoscenti a fare altrettanto…
La fetta di mercato si allargherà a macchia d’olio e il nostro progetto diventerà un successo.
Io ci credo… perciò mi sdraio sul divano del mio blog e vi aspetto… nel frattempo scrivo l’inizio.

domenica 11 novembre 2007

Andrea Macris - un dilemma etico

“Piazza di Spagna è la più bella piazza del mondo. Una piazza in cui pare che sia raccolto tutto il fascino delle mollezze quirite, una piazza fatta per l’ozio, per la voluttà dell’ozio.” Andrea Macris l’attraversò con le parole di D’Annunzio nella mente. Era cresciuto sulla scalinata più imponente dalla capitale ad osservare i venditori di caldarroste e gli ambulanti neri. Un’infanzia allegra e piena di speranze, almeno fino a dieci anni prima… Strinse la spilla tra le mani e si convinse ancora una volta che il passato era alle spalle. Solo la sua ferita sarebbe rimasta per sempre. Perciò era un ladro. Ne aveva il diritto. Gli era stata portata via la sua fetta di vita e se la stava riprendendo. Le lacrime davanti alle lastre di marmo che dividono la vita dalla morte e le energie spese per dare un senso al suo dolore dovevano essergli ripagate.
Andrea Macris era figlio di una coppia di portinai. Aveva vissuto a Piazza di Spagna ed aveva avuto l’educazione compassata di un ragazzo povero in un mondo di ricchi. I suoi genitori gli avevano insegnato la dignità dell’essere onesto, l’importanza degli affetti e della cultura. Non aveva mai invidiato i suoi coetanei. La sua vita era stata felice. Fino all’agosto del 1990, quando uno spaventoso incidente automobilistico gli aveva rubato in un colpo i genitori. Da quel momento la sua maturazione era divenuta viva, atipica per un ragazzino di quindici anni. Aveva continuato i suoi studi classici e si era ritagliato il suo angolo di mondo. Lasciata la casa ai nuovi portinai, aveva lasciato Piazza di Spagna solo per un breve periodo. I servizi sociali lo avevano affidato ad una vecchia zia, l’unica parente che si era resa disponibile a prenderlo con sé. Viveva in un piccolo appartamento alle porte di Roma e i soldi della pensione le bastavano a malapena per l’affitto. Andrea non ci aveva impiegato molto a separarsi da lei. Si era preso l’abitudine a non rientrare la notte con una frequenza crescente che da un giorno all’altro era diventata definitiva. E la vecchia zia non se ne era data peso. Sapeva che suo nipote stava bene, perché di tanto in tanto si vedevano per sbrigare le faccende scolastiche, ma non aveva idea di dove vivesse. Di fatto Andrea era tornato a Piazza di Spagna, si era impossessato di una piccola soffitta, trascurata dai ricchi proprietari, e l’aveva ripulita. Ancora adesso ci viveva. Di notte, quando nessuno poteva vederlo, entrava con la sua torcia e si sdraiava per terra su un semplice giaciglio. Ormai aveva soldi sufficienti per comprare tutto il palazzo, ma non era ancora arrivato il tempo di andarsene. Doveva esaurire il suo credito con il mondo senza lasciarsi condizionare dagli agi. Il benessere allevia la sete e rende pigri.

Con queste parole introduco uno dei personaggi del mio ultimo romanzo, 364 metri - Allarme in Vaticano. Il mio intento è quello di creare un conflitto etico nel lettore: è giusto che Andrea tolga agli altri per riprendersi quello che la vita ha tolto a lui?