“Piazza di Spagna è la più bella piazza del mondo. Una piazza in cui pare che sia raccolto tutto il fascino delle mollezze quirite, una piazza fatta per l’ozio, per la voluttà dell’ozio.” Andrea Macris l’attraversò con le parole di D’Annunzio nella mente. Era cresciuto sulla scalinata più imponente dalla capitale ad osservare i venditori di caldarroste e gli ambulanti neri. Un’infanzia allegra e piena di speranze, almeno fino a dieci anni prima… Strinse la spilla tra le mani e si convinse ancora una volta che il passato era alle spalle. Solo la sua ferita sarebbe rimasta per sempre. Perciò era un ladro. Ne aveva il diritto. Gli era stata portata via la sua fetta di vita e se la stava riprendendo. Le lacrime davanti alle lastre di marmo che dividono la vita dalla morte e le energie spese per dare un senso al suo dolore dovevano essergli ripagate.
Andrea Macris era figlio di una coppia di portinai. Aveva vissuto a Piazza di Spagna ed aveva avuto l’educazione compassata di un ragazzo povero in un mondo di ricchi. I suoi genitori gli avevano insegnato la dignità dell’essere onesto, l’importanza degli affetti e della cultura. Non aveva mai invidiato i suoi coetanei. La sua vita era stata felice. Fino all’agosto del 1990, quando uno spaventoso incidente automobilistico gli aveva rubato in un colpo i genitori. Da quel momento la sua maturazione era divenuta viva, atipica per un ragazzino di quindici anni. Aveva continuato i suoi studi classici e si era ritagliato il suo angolo di mondo. Lasciata la casa ai nuovi portinai, aveva lasciato Piazza di Spagna solo per un breve periodo. I servizi sociali lo avevano affidato ad una vecchia zia, l’unica parente che si era resa disponibile a prenderlo con sé. Viveva in un piccolo appartamento alle porte di Roma e i soldi della pensione le bastavano a malapena per l’affitto. Andrea non ci aveva impiegato molto a separarsi da lei. Si era preso l’abitudine a non rientrare la notte con una frequenza crescente che da un giorno all’altro era diventata definitiva. E la vecchia zia non se ne era data peso. Sapeva che suo nipote stava bene, perché di tanto in tanto si vedevano per sbrigare le faccende scolastiche, ma non aveva idea di dove vivesse. Di fatto Andrea era tornato a Piazza di Spagna, si era impossessato di una piccola soffitta, trascurata dai ricchi proprietari, e l’aveva ripulita. Ancora adesso ci viveva. Di notte, quando nessuno poteva vederlo, entrava con la sua torcia e si sdraiava per terra su un semplice giaciglio. Ormai aveva soldi sufficienti per comprare tutto il palazzo, ma non era ancora arrivato il tempo di andarsene. Doveva esaurire il suo credito con il mondo senza lasciarsi condizionare dagli agi. Il benessere allevia la sete e rende pigri.
Con queste parole introduco uno dei personaggi del mio ultimo romanzo, 364 metri - Allarme in Vaticano. Il mio intento è quello di creare un conflitto etico nel lettore: è giusto che Andrea tolga agli altri per riprendersi quello che la vita ha tolto a lui?
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3 commenti:
Sono Valentina, quella che ti aiutò nella stesura della sceneggiatura qualche mese fa all'università (caserma Sani), ricordi?
In bocca al lupo per il tuo progetto, mi spiace solo di esserci persi di vista...
In bocca al lupo.
P.S. Dai un'occhiata al mio myspace: http://myspace.com/tendreprincesse
sono Gabry e non credo di essere di parte dicendo che il libro di Giuseppe non e' bello....di piu'!!!!! Fluido ed entusiasmante non vedo l'ora che sia pronto il prossimo....sto gia' in libreria!!! In bocca al lupo per il blog e per tutto il ....resto!! Gabry
non ti sembrerà vero...
ma internet anche a questo serve!!!!!!
ritrovare viandanti di voli pindarici...
il tuo libro una dedica e una serata
Cosa ti ricorda il nome
FABRIZIO
FAntini...
ROma....
un pò di anni fà....
Ora Bologna....
Se ti dice qualcosa questo nome
mi trovi su
ladamasognatrice@gmail.com
Spero di leggere presto di te...
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